Uno, nessuno e centomila (1926) è l’ultimo dei sette romanzi scritti da Pirandello. Cominciato nel 1909, vide la luce nel 1925 come romanzo a puntate pubblicato nella rivista La Fiera Letteraria e poi in volume nel 1926 edito da R. Bemporad & Figlio.
Il protagonista, Vitangelo Moscarda, da una banale osservazione della moglie, nata casualmente sul suo aspetto fisico, scopre che gli altri hanno di lui un’immagine diversa da quella che egli ha di sé stesso. Entra dunque in crisi il suo sistema di certezze e ha una sorta di epifania, prendendo coscienza di non essere “uno” come aveva sempre creduto ma “centomila” nello sguardo degli altri e quindi, alla fine, “nessuno”.
Il romanzo raggiunge il punto più alto della critica identitaria iniziata con Il fu Mattia Pascal, però a differenza di Pascal che restava ancora legato al suo nome se pur con il riferimento negativo del “fu”, Moscarda sceglie di fondersi nella totalità della vita, arrivando a negare il proprio nome e a non voler più essere nessuno.
Uno, nessuno e centomila rappresenta la risposta alla domanda cruciale che l’uomo si è posto lungo i secoli: chi sono io?